sabato 23 febbraio 2019

Marimo


Un lunedì pomeriggio dopo esserci a lungo rincorse riusciamo ad incontrarci, C. ed io.
Sono uscita di casa con il desiderio di trovare un segno, credo questo sia il motivo centrale del vagare da un luogo all'altro, da una storia alla seguente, passo dopo passo infilando le piccole pietre lucenti che ciascuno mi consegna.
Marimo giunge dentro quest'atmosfera carica d'attesa. Lei è un'algapalla, una meraviglia verde e tondeggiante che vive in sospensione nell'acqua dolce. Quel lunedì avevo programmato di andare in piscina dopo lo scambio, per vivere la sensazione di sostegno che solo lo spazio liquido può dare.
Ora immagino di poter galleggiare dentro il lago Akan in Giappone, uno dei pochi luoghi dove vive questa creatura unica. La leggenda narra che due innamorati per fuggire dalle famiglie che li volevano separare giunsero al lago Akan, qui i loro cuori si fusero dando vita a quest'alga.
L'algapalla può vivere fino a duecento anni crescendo solo pochi millimetri ogni anno, dentro il suo corpo soffice e vellutato porta il senso di un amore eterno ed il principio di cura amorevole da tramandare di generazione in generazione.
C. consegnandomi Marimo ha scelto di donare tutto quello che rappresenta.
Non avrei potuto desiderare di meglio.

La colonna sonora di questa storia è: Le Onde di Ludovico Einaudi



giovedì 3 gennaio 2019

Magiche stelle


"Magiche Stelle" è un breve racconto che V. ha scritto tempo fa, forse uno dei primi della sua produzione.
Lei ha molte passioni, ma quelle della scrittura e della lettura sono probabilmente le più intense, da qui l'idea di condividere questo frammento della sua esistenza.
In fondo lo spazio della creatività è il più prezioso che ciascuno possiede, nostro compito è quello di nutrire e dare respiro a questa dimensione vitale con animo leggero e profondo, giocoso ed intenso.

domenica 22 aprile 2018

Il generatore di sogni stellati


Il “generatore di sogni stellati” è un oggetto speciale che L. ha creato per il compleanno di J.
Si può scorgere la somiglianza tra le due piccole figure sospese sul ramo stellato ed i protagonisti dello scambio.
La loro è una storia semplice che vuole dare voce a ciò che di straordinario si cela nell’ordinario.
Perché L. e J. ogni giorno, da molti anni a questa parte, intrecciano le loro esistenze in una relazione che si muove in quell’apparente normalità che mai si vela di banalità.
L’universo verso il quale si proiettano le due piccole figure racconta dei loro desideri, ma anche della capacità di incontrare l’infinito in uno spazio intimo e domestico, dove le stelle si contendono il cielo a frotte e per scorgerle è sufficiente tenere gli occhi e il cuore aperti.

martedì 9 gennaio 2018

Kauai e la guida delle Hawaii


Eravamo in viaggio, i due portacaramelle ed io. La nostra meta Terzo d’Aquileia, dove D. ci attendeva nel suo studio insieme ad un gruppo di bambini per i quali aveva preparato un incontro a sorpresa. Lo stupore iniziale si è velocemente trasformato in uno scambio vivace. Ho estratto i fragili oggetti dalla scatola che li proteggeva e ne ho raccontato le storia. Mentre narravo osservavo gli occhi di D. brillare, come se i contenitotori di ceramica entrassero in risonanza con il suo sguardo. È bastato poco per capire che non sarebbero tornati a casa insieme a me.
Ho atteso il suo oggetto fino al 31 di dicembre, quando ci siamo riviste, questa volta a Bergamo.
Teneva tra le mani la guida delle Hawaii, un oggetto simbolico che rappresenta il momento in cui nella vita di D. c’è stata una svolta significativa.
Era il 2009. Era partita per un viaggio di due mesi a Kauai l’isola più antica delle Hawaii. Lì una coppia di amici l’avrebbe ospitata.
Le prime due settimane non erano state così interessanti ed aveva provato un senso di noia, ma poi qualcosa è cambiato. Il suo atteggiamento nei confronti di questo luogo è mutato, forse perché l’ascolto dei ”segnali” che punteggiano il quotidiano si andava raffinando. Ha iniziato a partecipare alla semplice vita che si svolgeva sull’isola. Non quella dei turisti, ma di chi abitava quel luogo. Ha incontrato quella antica pratica di riconciliazione che gli awaiani hanno battezzato con il nome di Ho’Oponopono.
E da quel momento le cose hanno iniziato ad assumere un nuovo senso. Al suo ritorno in Italia l’atteggiamento appreso è diventato motivo costante di attenzione nel cogliere le sottili connessioni che conducono dentro l’esperienza. Da allora ad oggi molte cose sono accadute e nel consegnare la guida D. augura a chi la riceve di aprirsi a quell’ascolto che le ha trasformato la vita.

La colonna sonora di questa storia è: White sandy beach di IZ

venerdì 1 settembre 2017

i porta caramelle di porcellana


Io e C. non ci eravamo mai incontrate prima d’ora. 
Con una sensazione di leggera euforia l’ho raggiunta al bar in centro.
E’ stato piacevole raccontarsi reciprocamente, come se la non conoscenza generasse una forma di libertà e leggerezza non abituali.
C. ha saputo del mio progetto tempo fa per una serie di incastri curiosi e lentamente in modo quasi
inconsapevole siamo giunte a questo incontro.
Ha portato con sé due oggetti fratelli, che raccontano di un lungo cammino in condivisione.
Sono dei porta caramelle di porcellana dipinta a mano, che erano stati donati nel 1948 ai suoi genitori in occasione delle loro nozze.
Lei li conservava a casa da molti anni, una memoria fragile e preziosa legata in particolare alla madre, figura che con la sua capacità di sorridere ha accompagnato C. nel corso della vita, sia nella quotidianità che nei sogni.
Mi piace l'incontro tra questi due oggetti nati per contenere dolcezza che prendono il posto di Ira e Tristezza, i due libri che avevo con me. 
E' come se una piccola trasformazione a partire da sentimenti così difficili da gestire si sia già attuata.
Ed ora dallo spazio immaginativo a quello della realtà tangibile il passo è breve. 
Continuo a restare in ascolto.

mercoledì 26 luglio 2017

L'ira e la tristezza




Erano mesi che attendevo questo incontro, ma in fondo è inutile forzare i tempi, quando è il momento le cose giungono da sole.
Avevo incontrato I. un paio di volte, ma non ricordavo il suono della sua voce né la capacità di scegliere in ogni frangente le parole perfette.
Senza fretta abbiamo costruito uno spazio per accogliere i racconti custoditi attorno agli oggetti che ci accompagnavano.
Il beauty-case che mi seguiva da mesi ha ripreso a viaggiare come è giusto che sia e sono giunti al suo posto due libri fratelli che svelano con coraggio ciò che abitualmente si tenta di celare.
Si chiamano (si intitolano) Ira e Tristezza. Certo non è facile portare un nome così impegnativo, ma chi di noi non si è trovato a farne la conoscenza in qualche occasione?
I. qualche mese fa, su suggerimento di una figura spirituale di riferimento, ha preso tra le mani Ira e pagina dopo pagina ha approfondito questa sfumatura dell'animo umano. Ed Ira l'ha portata ad incontrare Tristezza,  perché citando le parole di I. "non si nega ira e tristezza, ma non ci si chiude lì dentro".
Per questo dice che ora che le ha attraversate è un bene lasciarle andare e permettere a qualcun altro di entrare nella profondità di questi sentimenti così difficili da accogliere e sentire propri.
Forse il concedersi di incontrarli è una buona occasione per trasformarli in qualcosa di nuovo.

La colonna sonora di questa storia è: You can do this hard thing di Carrie Newcomer


giovedì 17 novembre 2016

il beauty-case



Conosco la casa di E., è uno spazio accogliente nel quale mi sono sempre sentita a mio agio.
E' un luogo dove lo sguardo viene catturato da molteplici dettagli, in un'esplorazione che offre sempre nuove prospettive.
Mentre salivo le innumerevoli scale per raggiungerla mi domandavo cosa mi avrebbe consegnato in cambio del cuore. E. ha iniziato ad aggirarsi nei vari angoli della casa in cerca di qualcosa che sapesse risuonare con l'oggetto che le avevo portato.
Era bello stare lì, seduta sul divano in attesa di una piccola magia.
Poi ho sentito la sua voce che diceva: "L'ho trovato!"
Ed è apparsa di lì a poco con un bauletto vintage, laccato rosso, dalla forte personalità.
"E' lui l'oggetto" ha dichiarato, poi ha iniziato a spiegarmi: "Per prima cosa il colore, questo rosso, per un cuore è perfetto. Inoltre il beauty-case è un oggetto che racchiude l'idea del prendersi cura di sé"
E questo non è che l'inizio della storia custodita a lungo dentro questo oggetto!
Apparteneva ad una zia molto vicina ad E. che un giorno glielo aveva mostrato dicendole "Ti piace?" e come nel corso di una staffetta vi era stato un vero e proprio passaggio di testimone.
Il resto della storia è ancora lì dentro, oltre la serratura, le piccole chiavi ed il lucchetto rosso.
Mentre lo osservo penso al cuore di S., al cassetto dal quale è uscito e mi rendo conto che questo bauletto arriva al momento giusto. La sua cavità può accogliere e accompagnare in viaggio frammenti di memoria e mostrarci parti di noi ogni volta che incontriamo il nostro sguardo riflesso sul piccolo specchio che lo correda.




domenica 30 ottobre 2016

Un cuore nel cassetto


Prima di cominciare il suo racconto S. apre il cassetto della scrivania e ne estrae una scatola di cuori.
Sono solo una piccola parte della collezione che aveva iniziato da ragazza.
Per la verità crescendo ha sospeso questa raccolta, forse perché la vita l'ha portata ad essere più concreta, meno "romantica"; ma ora è giunto nuovamente il tempo di riaprire quel cassetto chiuso e di prendere tra le mani quei cuori, per ritrovare un contatto sensibile con queste parti in attesa di rivedere la luce.
Ogni cuore ha la sua storia, mentre raconta S. li sfiora delicatamente, una carezza  ne riattiva la memoria in essi racchiusa.
Il prescelto presenta diverse nature, sopra è lucente, liscio, perlato, attraente, mentre sotto è scuro, poroso, ruvido, ricorda quasi una pietra lavica. Mi piace questo suo duplice carattere.
S. dice che è difficile consegnare un pezzo di cuore, ma che in effetti  questo non è un pezzo è un cuore tutto intero! È parte di una collezione, ma capace di vivere di vita propria.
Per questo può avere senso l'intenzione di lasciarlo partire e vedere in quale direzione deciderà di andare.
Sì, è giunto il tempo di dare visibilità a quanto è rimasto celato troppo a lungo.

La colonna sonora di questa storia è Doctor 3 - Unchained Melody

lunedì 10 ottobre 2016

L'esperienza della meditazione



Questa volta la storia dello scambio è stata scritta direttamente dal protagonista.
Qui la potete leggere integralmente, credo non sia necessario aggiungere altro.

Il foulard di G mi ha colpito per la preziosità che ho subito colto in un oggetto che per tanti anni ha avvolto, velato, protetto, aiutato e rassicurato G. Ho sentito calore, vicinanza e tenerezza. Quando ho pensato di poterlo ricevere mi sono chiesto cosa di prezioso sentissi di voler donare a mia volta. Non ho avuto esitazioni. Il libro di Joseph Goldstein "L'esperienza della meditazione" è stato ed è, uno degli oggetti più cari della mia vita. Lo avevo acquistato a vent'anni, e da subito aveva iniziato ad essere indispensabile. Mi invitava ed aiutava ad essere consapevole del momento presente, ad arginare il vortice di pensieri angoscianti che mi assillavano senza tregua. Lo leggevo lentamente, riga dopo riga e cercavo di metter in pratica gli insegnamenti non senza valutarli criticamente. Non mi sento in genere attaccato agli oggetti né tantomeno potrei esserlo verso un libro che insegna la via del "non attaccamento". Provo però grande affetto, riconoscenza per questo libro, quasi avessi sentito, ogni volta in cui lo leggevo, il suo autore vicino a me, intento, con sguardo paziente, ad accompagnarmi nel cammino della meditazione e della liberazione. Mi ha dato tanto e ora lo vorrei donare a una persona che voglia avvicinarsi al testo con il desiderio di sperimentare qualcosa di nuovo e prezioso, potenzialmente rivoluzionario per la sua esistenza.

La colonna sonora di questa storia è: Paris, Texas di Ry Cooder

S_Velare


G. ha scelto di incontrarmi in un luogo che da ragazza raggiungeva con la sua Vespa, riesco ad immaginarla mentre guardava assorta nei suoi pensieri questo spazio dove arte, storia e natura si intrecciano silenziosi.
Mi mostra un foulard di seta dai colori caldi, prendendolo tra le mani avverto la sensazione piacevole del materiale a contatto con la pelle.
Per lei i foulard sono accessori indispensabili, immancabili nel suo guardaroba, oggetti dalla molteplice funzione perché in grado di velare, proteggere le parti vulnerabili, ma anche abbellire, dare carattere e colore.
I foulard avvolgono delicatamente la gola, luogo privilegiato di passaggio tra dentro e fuori nel quale voce e respiro danzano senza sosta; la gola é spazio di transito dove i nodi si possono fermare, in attesa di essere sciolti, visti o accolti.
Ecco perché è così prezioso l’oggetto che prende il posto della maschera, G. l’ha acquistato oltre vent’anni fa ed allora non immaginava quanta importanza avrebbe avuto negli anni a venire.

Ecco la colonna sonora di questa storia:     PJ Harvey _Down By The River

domenica 17 luglio 2016

La Maschera



È una maschera di cuoio l'oggetto che domani mi accompagnerà in viaggio a New York.
S. mi racconta che le maschere, una volta indossate, sono capaci di nascondere parti di sé o rendere visibili le molteplici sfaccettature della nostra personalità.

Ciascuno si racconcia la maschera come può - la maschera esteriore. Perché dentro poi c'è l'altra, che spesso non s'accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d'erba; ma l'uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch'egli in buona fede si figura d'essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc. ecc. E questo fa tanto ridere, a pensarci."L'umorismo, Pirandello

Una maschera non va mai portata con leggerezza. Quella che ora mi consegna é capace di creare una connessione con il bosco, luogo per eccellenza dove smarrirsi per poi ritrovarsi. 
Proprio in un bosco secolare si erano incontrati e scelti reciprocamente.
Ora, ai margini di un altro bosco, possono salutarsi e percorrere differenti sentieri, mantenendo traccia viva del loro incontro ed intimo contatto.

La colonna sonora di questa storia è: All is loneliness di Big Brother & The Holding Company



giovedì 31 dicembre 2015

Il coltello



Quando D. mi ha mostrato il coltello Masai ed ha raccontato della sua passione per questi oggetti mi è tornato in mente il frammento di un libro letto qualche anno fa.

Eccolo:
Non so bene perché lo faccio. Scolpire dei pezzi di legno, intendo. Ho cominciato quando ho avuto il mio primo Opinel, verso i dodici o tredici anni.Gli avevo messo gli occhi addosso dal tabaccaio, nel bel mezzo dell’espositore.Un bel numero 8, lama d’acciaio, manico di faggio.Quanto ci ho sognato su, quanto ci penso!E’ buffo, ci sono oggetti che diventano importanti come persone in carne ed ossa...In ogni caso, riguardo all’Opinel, non vedevo nient’altro che quello, col suo bel manico rotondo, la ghiera girevole.
Sapevo benissimo cosa ne avrei fatto, dal punto di vista dell’utilità.
Una testa selvatica di Roger Marie-Sabine  



D. nel suo racconto ha messo in luce la natura rituale di questo oggetto, così come il carattere duplice della sua anima sottile e tagliente,  racchiusa e protetta nel corpo legnoso. 
Si tratta di un oggetto da utilizzare con consapevolezza, forse per questo chi lo riceve sta per compiere un passaggio verso la maturità. 
E prima di consegnarmelo l'ha affilato con cura e poi l'ha richiuso al sicuro dentro al suo fodero.



mercoledì 9 dicembre 2015

Ceci est une pipe


Questa storia inizia con una casa rosa che ora non esiste più, un luogo quasi magico nella campagna veneta, dove B. da bambina trascorreva i suoi lunghi giorni estivi in compagnia della prozia.
E lì dentro, insieme ad altri innumerevoli oggetti da spolverare c'era questa lunga pipa.
Chissà da dove arrivava e a chi era appartenuta.
Semplicemente stava lì, lei la ricorda bene.

Poi il tempo scorre, B. è cresciuta, molte cose sono mutate e questo oggetto dal corpo cavo è tornato a lei, come a permettere all'essenza volatile della memoria di scorrerle attraverso, come a rendere evidente la possibilità di un accesso al nucleo rovente dal quale poter ancora assaporare un'aroma inconfondibile. Indimenticabile.



mercoledì 28 ottobre 2015

il Maestro e Margherita


Ancora una volta un tempo lento sul quale esercitarsi, dentro il quale cercare quello spazio evocato dalla ciotola, in attesa di trovare il momento ed luogo perfetto per l'incontro con M.
E sono giunti quel giorno e quel luogo, in un pomeriggio autunnale, tiepido e colorato, in un parco a metà strada tra di noi.
Nell'auto di M. avevo notato "Il Maestro e Margherita" ed avevo immaginato che lei lo leggesse nelle pause tra uno spostamento e l'altro; invece era l'oggetto dello scambio.
Questo è un libro importante per M., che sente una forte affinità con il personaggio di Margherita; sì, qualcosa le accomuna a prima vista, ma non è solo la connessione più scontata che l'avvicina al personaggio del libro, è anche la capacità di perseguire con fermezza le proprie intenzioni senza condizionamenti e poi il dono della visione, la sua abilità nel percepire la dimensione sottile dell'esistenza.
Molto altro ci sarebbe da raccontare, ma forse è il caso di lasciare narrare il resto al libro.



sabato 21 febbraio 2015

la ciotola


E' stato un tempo estremamente dilatato quello che ha portato al nuovo scambio, da agosto il chiodo mi ha fatto da compagno, indicandomi con quella sua estremità appuntita la direzione da seguire.
Lui mi ha diretta da T. a Bologna dopo sei anni dal suo trasferimento qui.
Ed ora che si trova tra le sue mani chissà dove la porterà!
Quelle mani che fanno da contenitore come la piccola ciotola di terracotta smaltata che mi consegna.
Un oggetto che racconta della sua vita comunitaria, plasmato da altre mani, un oggetto carico di colori, capace di accogliere dentro il suo piccolo spazio concavo qualcosa di prezioso.
Ed è proprio quello spazio l'anima dell'oggetto, è quel luogo dove sentirsi al posto giusto che T. vuole consegnare.
E ritrovare.

La colonna sonore per questa storia è Non Serve di Mulini a Vento

domenica 24 agosto 2014

Il chiodo


Alla consegna della mappa mi era stato chiesto di darla in custodia a qualcuno che volesse intraprendere un viaggio di cambiamento della propria esistenza. G. l'ha desiderata da subito, in parte perché la sua casa è una delle mete indicate sul tracciato della cartina, ma soprattutto perché nuovi percorsi ancora sconosciuti si stanno presentando lungo la sua strada ed una mappa che le permetta di orientarsi è proprio ciò che le serve. In cambio ha deciso di consegnare un oggetto simbolico, un lungo chiodo battuto a mano, che ora si muove da dove è rimasto lungamente, così da trasformarsi in indicatore mobile di traguardi ai quali mirare.

La colonna sonora di questa storia è: Lindbergh di Ivano Fossati

giovedì 21 agosto 2014

La mappa


La cartolina in cerca di una nuova immagine da fissare sulla sua superficie ha visto differenti luoghi da quando viaggiamo insieme: la Valle d'Itria in Puglia, alcuni scorci di Roma noti e meno noti, i massicci delle dolomiti e la diga del Vajont. Ci sono state alcune occasioni dove avrebbe potuto fermarsi, ma fino ad oggi mi ha seguita. Infine, a pochi chilometri da casa ha trovato i suoi nuovi custodi. E' curioso, perché con loro ci siamo inseguiti virtualmente da parecchi mesi, ci siamo scritti, abbiamo immaginato di incontrarci chissà dove per l'Italia ed alla fine è accaduto che il loro viaggio li conducesse proprio dalle mie parti; insomma, come sempre gli incontri avvengono in modo fluido, le strade che percorriamo presentano numerose deviazioni, a volte ci allontanano, ma in altre occasioni facilitano gli incontri. A., L. e la piccola G., hanno un progetto: da mesi viaggiano in lungo e in largo per l’Italia alla ricerca di nuove possibilità di vivere la dimensione famigliare; il loro viaggio e dettato dal coworking, dal baratto e da molte altre forme di condivisione che saranno raccontate nel loro documentario.
Ci siamo incontrati in un piccolo appartamento di montagna, nel corso di una delle innumerevoli giornate piovose di questa estate e qui, dopo racconti, tisana, biscotti, lettura dei tarocchi è avvenuto lo scambio. Prima di consegnarmi la preziosissima mappa dell'Italia che li ha accompagnati da Catania in poi, evidenziano e ripercorrono nella memoria le vie e i luoghi finora toccati. Il viaggio è lungo, non è ancora giunto al termine, ma pensano che ora la mappa passando in altre mani sarà capace di trasformarsi, di accompagnare e rivelare nuovi percorsi fino ad ora celati.

martedì 5 agosto 2014

Arret sur image


Da qualche tempo il frammento di memoria mi teneva compagnia in modo discreto e poco visibile. Forse una coincidenza mi ha fatta sedere di fianco a S. mentre raccontava di un progetto al quale ha dato vita recentemente. Forse non a caso i nostri progetti in viaggio hanno incrociato le loro strade e scambiato le loro storie. S. offre nuove possibilità di visioni a cartoline che non sono mai state spedite. Così, ne ricopre l'immagine originale con una tinta neutra e stampa sul retro una serie di indicazioni che permettono a chi le tiene tra le mani di trovare un fermo immagine da fissare nella memoria. Di seguito la cartolina può essere spedita a qualcun altro e proseguire il suo viaggio.
S. è partita da Ginevra con una sola cartolina, io sono partita da casa con il frammento di memoria; ci siamo incontrate e conosciute in Puglia tra gli ulivi e la danza.
Lei ora viaggia verso la Sicilia con la storia che le ho consegnato, mentre io sto mostrando alla cartolina un orizzonte mai visto da conoscere; ciascuna vaga con una nuova memoria fissata in un fermo immagine indelebile.

domenica 18 maggio 2014

Frammenti di memoria


L'importanza delle parole, l'importanza di poter raccontare e di trovare chi desideri ascoltare il racconto.
Attraverso le parole le esperienze si spostano nello spazio e nel tempo, resistono, non si dissolvono, restano vive.
Per questo C. ha deciso di consegnare un "frammento di memoria", raccolto insieme ad altri nella sua tesi di laurea. E' il racconto di un pezzo di vita che le è stato consegnato nel corso di un'intervista durata tre ore ad una donna nata nel 1928.
Sua nonna.
E' un viaggio libero dentro lo spazio senza confini della memoria.
Come sottolinea C. il testo può risultare a tratti frammentario, poco lineare e ridondante, poiché si è scelto di riprodurre in modo integrale il racconto orale nel tentativo di preservane l'autenticità.
Così, mentre i due porta gioie concedono il loro spazio interiore a nuove possibilità, le parole leggere, ma pregne di senso, viaggiano verso chi desideri mettersi in ascolto.

La colonna sonora di questa storia è: Le cose semplici di Vinicio Capossela

venerdì 25 aprile 2014

Porta gioie


R. accoglie tra le mani il simbolo della rinascita e della trasformazione, un piccolo ponte la tiene sospesa sopra l'acqua che scorre, quante possibilità si aprono a lei.
Chissà in quale direzione andrà, magari deciderà di sostare ancora in questo luogo dei passaggi.
Ora io viaggio con un porta gioie, che ne contiene un altro più piccolo, di metallo, con sopra inciso un elefante; e come in un gioco di scatole cinesi, uno scrigno si apre sopra un altro scrigno.
Entrambi sono pronti a donare interamente il loro spazio interiore a chi vorrà riempirli con le proprie gioie, di qualsiasi natura esse siano.


sabato 19 aprile 2014

L'uovo


Il piccolo Babar trova spazio tra le braccia di M. e lascia il posto ad una forma perfetta, capace di contenere ed ospitare la vita in divenire.
Un uovo (di struzzo), o meglio il suo involucro calcareo.
Un piccolo foro permette allo sguardo di entrare nell'accogliente spazio privo di spigoli, di adagiarsi ad attendere la schiusa.
Forse di un nuovo progetto, di un nuovo desiderio, di una nuova dimensione dell'esistenza che attende solo di definire la sua forma.
Era stato acquistato da M. molti anni fa ed è il frammento prezioso e fragile di una memoria che tocca un tempo lontano ma permea profondamente il presente.
L'uovo, oggetto simbolico per eccellenza dell'eterno ritorno alla vita, della cosmogonia, del tutto, può ora spostarsi in altre mani che siano pronte ad accogliere i cambiamenti che sono racchiusi dentro al suo guscio.

lunedì 7 aprile 2014

Babar e la pe(n)sante leggerezza dell'elefante


E dalle conchiglie prende forma l'elefante Babar, lui accompagnava F. dal 1989, come testimonia la polaroid che li ritrae insieme.
Sì, la passione di F. per gli elefanti ha una lunga storia, ha iniziato a disegnarli al tempo del liceo e sono stati motivo di riflessione nella sua tesina "la pe(n)sante leggerezza dell'elefante" dove ha affrontato il tema del peso e della leggerezza in modo sottile e profondo.
Babar, come ogni buon elefante è il custode di una memoria preziosa ed ora è pronto a trasferirsi altrove ad accogliere nuove storie, perché come scriveva F. nella sua tesi "bisogna imparare a lasciar andare, trovare in noi le capacità per accogliere la legge del passare, ricordandoci sempre della nostra e non nostra natura. E come disse una bravissima insegnante di danza africana: non dovete sorvolare la terra e nemmeno pestare la terra, ma posarvi su di essa".




martedì 1 aprile 2014

Le 13 conchiglie da viaggio


Dopo essere stati insieme a me diversi mesi i 9 vinili hanno trovato una nuova casa.
Ora tengo tra le mani 13 conchiglie che racchiudono nella loro anima madreperlacea la storia di un lungo viaggio non ancora giunto al termine.
S. era partito qualche anno fa con la sua moto per un viaggio verso nord accompagnato da un sacchetto di piume che le sue oche gli avevano donato prima della partenza.
Per ogni momento di bellezza vissuto, per ogni emozione provata, una piuma veniva liberata, si era ripromesso di terminare il viaggio una volta che l'ultima piuma avesse preso il volo.
Dalla Svizzera era passato alla Germania e poi alla Francia fino a Saint Malò.
Lì, dopo una notte trascorsa in una pensilina dell'autobus sul mare, ha scorto nella sabbia centinaia di conchiglie che rilucevano al sole mattutino ed ha iniziato a raccoglierle, lasciando in cambio una delle sue preziose piume.
Prima di caricare le conchiglie sulla moto si è soffermato a pensare se davvero doveva portarle con sé, sul perché si desidera sempre possedere qualcosa e non ci si accontenta di contemplare, ma ormai le conchiglie erano in viaggio insieme a lui.
Così si è imbarcato per l'Irlanda dove una sera si è reso conto di aver perso l'intero sacchetto con le piume.
Quindi il viaggio era davvero finito.. ma poi ritrovando le conchiglie ha pensato che forse il destino gliele aveva fatte incontrare, per poterle donare o lasciare in nuovi luoghi meravigliosi, emozionanti. Così una dopo l'altra si sono trasferite in posti mai incontrati prima.
Al ritorno a casa S. si è accorto che qualcuna di loro si era nascosta sul fondo della borsa, forse per ritornare insieme a lui o invece per ripartire per lidi ancora da scoprire, tra le mani del nuovo viaggiatore che ora vorrà prenderle con sé e donarle a chi o cosa saprà regalargli un imprevisto moto di meraviglia.

Colonna sonora per la storia: "Mirror" di Supasonic Fuzz

domenica 22 dicembre 2013

i nove 45 giri


In una sera di pioggia accompagno la Streghina in quella che diventerà la sua nuova casa, per fortuna ha sempre con sé il piccolo ombrello a strisce bianche e rosse.
L'accoglienza è calorosa, oltre ad S. che ha deciso di adottarla, ci sono anche D. e G. che la annusa e le fa le fusa. Credo che qui sarà a suo agio e continuerà la sua azione di protezione delle dimore che abita.

S. mi mostra i nove dischi che ha deciso di scambiare, li ha ritrovati poco tempo fa sotto un armadio della casa dei genitori dove li aveva infilati quando era bambino. Sono rimasti lì per lunghi anni, nascosti, immobili, silenziosi, ad attendere di essere recuperati. Chissà quale emozione hanno provato a ritrovare chi li aveva nascosti lì sotto dopo tutto questo tempo, chissà se sono ancora in grado di raccontare le storie incise tra i solchi o produrranno nuovi suoni e nuovi racconti che questo tempo ha lasciato sedimentare sulla loro superficie?

mercoledì 4 dicembre 2013

la Streghina


C. pensa che la sua "Streghina" sia pronta ad intraprendere un viaggio, per questo motivo può consegnarla in cambio del "Gruselino", il gioco che contiene un mazzo di carte che a loro volta hanno piccole streghe ed altre creature mostruose riprodotte sulla loro superficie.
La casa di C. è affollata da fate e streghe, ciascuna con la propria anima, ciascuna con il proprio ruolo da custode, ma la prescelta è la più matura di tutte e poi è in grado di affrontare le giornate gelide a venire: indossa un cappotto, un cappello e tiene tra le mani un ombrello per ripararsi dalle intemperie.
E' stata la protettrice della casa dove C. era andata a convivere con L., ha gambe e braccia molto sottili, capelli argentati ed uno sguardo dolce ed accogliente, anche se l'appuntito ombrellino metallico fa intendere che sa essere anche piuttosto combattiva... all'occorrenza naturalmente!



giovedì 3 ottobre 2013

Gruselino


Gruselino come dicono S. e S. è
un gioco di carte bellissimo, ci abbiamo giocato tutta un'estate con dei nostri amici al campeggio, l'unico inconveniente è che è in tedesco, ma non importa, le regole si inventano al momento... è proprio li il bello!!!
Il primo incontro per lo scambio è avvenuto con S. mamma ad un motoraduno, ma le immagini che la ritraevano con l'oggetto rotante si sono dissolte nel nulla. Per questo all'incontro successivo abbiamo pensato che fosse meglio ritrarre S. figlio: nei suoi occhi si possono ritrovare quelli della mamma che lo accompagnano senza limitare il suo cammino.

lunedì 8 luglio 2013

Yoyo


Quello con L. è stato uno scambio non premeditato.
Ci siamo incontrate e conosciute al Castello d’Albertis di Genova in occasione di un laboratorio sul BagattoBaratto. Insieme a me viaggiava il “Kit del piccolo giocoliere”, del quale ho raccontato la storia. Così, semplicemente, ma con grande profondità L. ha raccontato del suo Yoyo che ora porto con me in cerca di un nuovo custode.
Ecco il suo racconto:

Un giorno, quando avevo 3 anni, la mia mamma, tornata dalle peonie, mi regalò uno yoyo. Ci giocavo TUTTO IL GIORNO, OGNI GIORNO, e mi piaceva tantissimo, davvero. Lo portavo SEMPRE CON ME, e, ovviamente, L'HO SEMPRE PORTATO CON ME. Un giorno, quando avevo 6 anni, non lo trovavo e ho pianto in un modo PAZZESCO! Ma invano perché era nella mia SUPEREXTRAUSATA borsa delle Barbie. Fiu! Quante lacrime sprecate! L'ho conservato fino all'età di 9 anni e mezzo e il giorno 27/6/2013 mi sono sentita emozionatissima, perché ho barattato il mio yoyo che chiamavo YO, con il sacchetto di un ragazzo di nome Federico.

martedì 11 giugno 2013

il Kit del piccolo giocoliere


Ci siamo inseguiti a lungo F. ed io prima di riuscire ad incontrarci fisicamente oltre che virtualmente. Una stazione ferroviaria, il luogo perfetto per chi si trova spesso a vagare per il mondo. 
F. mi racconta del piccolo sacchetto di juta che porta l'iniziale del suo nome ricamata in azzurro e del suo contenuto: un kit tascabile da giocoliere composto da due piccole trottole di legno, un dado a dodici facce e tre minuscoli cerchi. Gli era stato donato all'età di 18 anni da una ragazza che lo amava, lei conosceva la sua passione per i giochi, sapeva che nelle sua tasche c'era sempre posto per i cinque sassi che utilizzava per il gioco degli astragali. Così aveva pensato di realizzare questo kit, che simbolicamente poteva accompagnarlo in una vita dove il gioco può essere utilizzato come strumento in grado di sdrammatizzare ed alleggerire l'esistenza. 




mercoledì 3 aprile 2013

il frammento del muro di Berlino

Un piccolo frammento del muro di Berlino, azzurro, conservato nella bambagia, a sua volta dentro una busta che porta una scritta.
F. l'aveva ricevuto in dono da un'amica della madre, nel 1990, a pochi mesi dalla caduta del muro. Allora era una ragazzina, ma già comprendeva l'importanza di questo accadimento.
Ora vede questo oggetto come segno tangibile di tutte le linee di confine, mentali, simboliche e reali che possono, devono essere abbattute. Ogni giorno.


venerdì 23 novembre 2012

la dinamo



Nel corpo della clessidra scorrono insieme alla sabbia sottile tutte le storie raccontate  nel BagattoBaratto fino ad ora. 
Ora, che il primo mazzo di carte si è chiuso, è il momento di capovolgerla e di dare inizio ad un nuovo ciclo, ad un nuovo viaggio... tutti rientrano in gioco.
La clessidra è già partita, queste le parole di chi l'ha voluta prendere in custodia:
Vorremmo avere la clessidra e darti in cambio un oggetto per noi prezioso: una dinamo per bicicletta… e fermare un po’ il nostro tempo… renderlo ciclico…e farlo poi ripartire verso nuovi progetti, orizzonti, obiettivi, sogni.
La dinamo proviene gratuitamente da un negozio, verrà usata per una sei giorni che racconta i temi della sostenibilità ed è un oggetto che per noi rappresenta più di ogni altro la capacità dell’uomo di trasformare un gesto semplice e quotidiano  in energia intelligente.Lo scambio non sarà con un singolo, ma con un gruppo che ha lavorato insieme per mesi col risultato di divenire una vera COMMUNITY

retro carta BagattoBaratto | secondo mazzo



retro carte BagattoBaratto | secondo mazzo
al giro della clessidra il gioco ricomincia

domenica 28 ottobre 2012

la clessidra e il primo mazzo che si chiude



 E con una clessidra si chiude il primo mazzo di tarocchi.
Zenobia mi ha accompagnata per tutta l'estate, sapevo che sarebbe arrivato il tempo di lasciarla andare, sapevo che sarebbe arrivato il tempo di chiudere il primo mazzo di carte di un gioco iniziato quasi tre anni e mezzo fa.
Ciò che non sapevo era che l'oggetto perfetto per un ciclo che si chiude ed uno nuovo che si apre mi stava aspettando.
Così lascio immaginare la storia di E. e del suo oggetto.
Con le parole di Baricco in un frammento di Oceano Mare.
Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta...

giovedì 19 luglio 2012

Zenobia

Ho atteso a lungo prima di scrivere di Zenobia, ma stasera racconterò di lei. Zenobia apparteneva a R.; l’aveva trovata in un negozio dopo aver visitato nel 2003 una mostra sulle città invisibili alla Triennale di Milano. Lì nel giardino un’installazione di Giuliano Mauri: un’altra Zenobia, più grande, simile a quella che ora porto con me.
Detto questo, è inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.-I. Calvino-
Questo è ciò che R. ama di Zenobia, città sottile.

venerdì 8 giugno 2012

Il Portaincenso

E' avvenuto a Roma il nuovo scambio. B. mi aveva contattata qualche tempo fa, quando aveva letto la storia della rosa, così scriveva:-in cambio offrirei un portaincenso in legno indiano regalatomi ormai dieci anni fa esattamente il 20 aprile (era un regalo di compleanno, io sono nata il 28 che mi fu dato in anticipo)…è stato compagno di grandi riflessioni, momenti di meditazione importanti o anche più semplicemente relax in compagnia di un buon incenso e una tisana calda… mi piace l'idea che possa portare raccoglimento emotivo e mentale a chiunque lo voglia con sé.- Così, senza troppo pensare, ho deciso che era il giusto momento di prendere una pausa da tutto e tutti e accompagnare la rosa verso la sua nuova custode. In viaggio verso nuove storie da ascoltare, nuovi luoghi da scoprire, nuove persone da incontrare.

venerdì 20 aprile 2012

la rosa

Ho portato a spasso per parecchio tempo il collare di A. prima di consegnarlo! E' stato a Genova in un museo, sui colli della Brianza, ad un concerto a Milano, e poi ieri sera è arrivato a S. Vedendo alcune sue fotografie avevo immaginato potesse piacerle, così gliel'ho proposto e lei ha accolto con entusiasmo l'idea dello scambio, dicendomi tra l'altro che quando è nata alla radio suonava "Lisa dagli occhi blu" ed avrebbe potuto chiamarsi così. Le coincidenze! Abbiamo scelto come luogo dell'incontro un locale, nel corso di una serata del baratto...un'infinità di oggetti mi sono passati davanti agli occhi, ma solo la rosa è rimasta a lungo nelle mie mani. E' di ferro battuto, il suo ex fidanzato gliela aveva donata una sera a Praga, acquistandola ad un artigiano della piazza "malà strana" dicendole che rappresentava l'amore eterno visto che non appassisce mai. Ora spera che qualcuno la possa custodire mantenendo intatto il suo significato originario.

domenica 1 aprile 2012

il Collare

Ho incontrato A. in un parco in una giornata di vento e sole, le ho mostrato il portachiavi con le chiavi e prima di leggerle le carte ho preso in mano l'oggetto che mi ha portato. A volte le parole sono superflue, è sufficiente dire che A. l'ha ricevuto da una persona, e l'ha indossato, il resto è puro gioco d'immaginazione. E l'immaginazione può dare inizio ad una nuova storia che ancora deve essere inventata.

lunedì 19 marzo 2012

Il portachiavi e le chiavi

L. dice di aver trovato l'oggetto da barattare parecchie settimane fa rovistando dentro un cassetto e di averlo messo da parte in attesa che venisse il suo turno di scambio. Qualche tempo fa le era sfuggito un oggetto che era stato preso da un'altra persona, ma questa volta è stata velocissima, il Tóncc è rimasto con me meno di una settimana. Mi racconta che mentre cercava qualcosa di significativo ha ritrovato il portachiavi, che aveva nascosto nel cassetto molto tempo fa per allontanare il ricordo di un'amica ormai molto lontana. Anche lei ne possiede uno uguale, chissà se lo usa ancora! A quello di L. sono attaccate due chiavi, che aprono due porte, forse una a Pavia e l'altra a Pisa e che raccontano di una casa, dell'università, della libertà, dell'amore, due chiavi che racchiudono come in uno scrigno ricordi di momenti preziosi.

martedì 13 marzo 2012

il Tóncc

Ho conosciuto D. un paio di settimane fa in occasione di una serata del baratto organizzata da un'amica in un piccolo circolo bergamasco, lì ci siamo lasciati con l'intenzione di rivederci per il baratto del fiasco. Così, ieri sera D. aveva già preparato tre possibili oggetti da scambiare e quando ha iniziato a raccontarmi del Tóncc non ho avuto dubbi. Meglio spiegare subito di cosa si tratta, il Tóncc è un gioco da tavolo ideato da D. e quello che mi consegna in cambio del fiasco è uno dei primi prototipi da lui realizzati. Ogni singola parte del gioco è fatta a mano, con materiali "poveri", questa è una delle caratteristiche essenziali. Mentre D. mi racconta del gioco comprendo quanta dedizione, passione, maestria sta mettendo in questo lavoro. Gran parte della sua casa è occupata dai vari pezzi del gioco che sta producendo, ognuno disposto secondo un preciso ordine: i Tóncc (tondi o piatti dal dialetto bergamasco) suddivisi per colore e simbolo, i pedoni, i sacchetti di juta... Non si può far altro che giocare una partita ed è bello che un nuovo gioco entri nel mio gioco.

sabato 28 gennaio 2012

il fiasco impagliato

Primo appuntamento al buio: G. ha accettato di incontrarmi e vedere l'oggetto del baratto solo in seguito ad un racconto, lui non conosceva il BagattoBaratto. Dopo aver osservato con attenzione il dipinto decide che gli troverà sicuramente un posto in taverna. Poi mi mostra l'oggetto che ha pensato di consegnarmi, un fiasco impagliato dal padre negli anni'80. L'impagliatura è particolare, legni di castagno e salice intrecciati. A completare l'opera il tappo, un tutolo intagliato con maestria. G. descrive nel dettaglio l'oggetto ed è subito evidente la sua conoscenza e passione per tutto ciò che riguarda l'interazione uomo-natura. Così è un attimo passare dal fiasco a parlare di erbe commestibili e poi di fieno ed asini... ma il tempo corre ed il sole in questa stagione cala presto, G. ha fretta di ritornare alla vite da potare; scatto in un istante la fotografia e riparto in cerca di una nuova storia da ascoltare.

venerdì 20 gennaio 2012

il dipinto

Ed io che immaginavo che il volume della Domenica del Corriere sarebbe andato ad un uomo non più giovane! Mi sbagliavo, anche perché le tre persone che me lo hanno richiesto sono giovani donne. M. in realtà non lo terrà per sé ma lo donerà ad una persona molto speciale, credo che questo sia il secondo baratto "dedicato" del mazzo. In cambio mi mostra un dipinto ad olio che aveva realizzato quando era alle medie, il primo ed unico mai prodotto. Era un regalo di compleanno per il padre, il soggetto arrivava da un libro di fotografie sulla vita bergamasca. Dice che la sua passione per le materie artistiche l'aveva portata a pensare di intraprendere studi che andassero in quella direzione, ma spesso si sa le cose non vanno esattamente come si sono immaginate; così si è ritrovata a fare una scuola di indirizzo diverso ed i colori ad olio sono rimasti quasi intonsi nei loro tubetti. Ma ora vorrebbe ridare valore a tutti i sogni e i desideri che rimangono chiusi troppo a lungo dentro un cassetto, perché non iniziare proprio da qui?

mercoledì 4 gennaio 2012

la Domenica del Corriere

La tela, promessa ormai un mese fa, è arrivata soltanto oggi pomeriggio a destinazione. Ha viaggiato per un brevissimo ed impossibile tratto con la bicicletta, poi sospesa fuori dal finestrino di un’automobile, quindi più comodamente in camper ed infine sul magico portapacchi della Panda che sopravvive fiera all'usura da oltre vent’anni. La tela che aveva inaugurato la casa di S. ora giunge in quella dove A. si è trasferito da pochi mesi. Sul tavolo della cucina è posato il suo oggetto del baratto, è prezioso e speciale: un volume rilegato che raccoglie “La domenica del Corriere” dal 4 Gennaio 1920 al 2 Gennaio 1921. Incredibile, mi accorgo solo ora che anche oggi è il 4 Gennaio, ma del 2012! La collezione, molto più ampia, è stata raccolta dal bisnonno di A. che poi ha donato al nonno, quindi alla mamma ed ora è arrivata a lui che da sempre ha una passione spiccata per la storia e tutto ciò che la riguarda. Sfogliando il volume si ha la sensazione di accarezzare e di attraversare frammenti di tempo che si sono fermati e cristallizzati in parole ed immagini, brevi istanti che hanno trovato una dimensione di memoria che si tramanda di genitore in figlio.

lunedì 5 dicembre 2011

la tela

E' a casa di S. che avviene lo scambio, il suo oggetto -una tela, forse un tessuto d'arredamento, che le era stato donato e lei aveva deciso di intelaiare- era stato uno dei primi a trovare un posto privilegiato quando era venuta ad abitare qui. E' rimasto appeso alla parete della cucina-soggiorno per oltre sette anni ed ha accompagnato lei e i suoi ospiti in una moltitudine di colazioni, pranzi, merende e momenti conviviali vissuti in questo luogo. Così, io lo ricevo nel corso di un pranzo gustoso accompagnato da acciughe e racconti. Così S. mi spiega che il disegno stampato sulla tela è ispirato ai personaggi Gargantua e Pantagruel che percorrendo a piedi quasi tutta l'Europa, raccoglievano storie e racconti interessanti lungo il tragitto; di ritorno a Parigi, invitavano gli amici ad ascoltare le loro narrazioni, attorno a mense ben fornite di vino e di qualsiasi cibo possibile. Anche per i tulipani la stessa calda accoglienza, un vaso è già stato predisposto per loro ed ora attendiamo soltanto la primavera per vederli fioriti...

venerdì 18 novembre 2011

i bulbi di tulipano

Questa volta nessun viaggio, la "barattante" arriva a domicilio...ogni tanto capita. La scarpetta già pronta sul tavolo della cucina attende E. Lei mi mostra immediatamente i cinque bulbi di tulipano di cui mi aveva parlato, sono i figli di quelli che da qualche anno coltiva sul suo balcone di Milano. Alla fine della stagione di fioritura li toglie dai vasi e li divide dai piccoli, per lasciare il posto ai gerani che rimangono per tutta l'estate e nuovamente a novembre li interra in attesa dei fiori colorati che giungeranno in primavera. Così, questi piccoli bulbi raccontano di un'anima che sa pazientare e prendersi cura di loro in attesa di nuovi colori inaspettati. Ma il 25 di novembre sarà luna nuova, che li vorrà per sé dovrà affrettarsi a dar loro una dimora invernale!

mercoledì 9 novembre 2011

la Scarpetta

Non è la scarpetta di cenerentola quella che trasporto con la mia bicicletta al rientro del nuovo incontro-baratto, anche se è minuscola come quella della fiaba ed è singola, la destra per l'esattezza. S. racconta che si tratta della sua prima scarpetta da calcio, naturalmente esiste anche la compagna, ma l'aveva già donata alla fidanzata qualche tempo fa. Il gioco del calcio l'ha accompagnato dall'infanzia quando addirittura il prato della sua casa era stato trasformato in un piccolo campetto da gioco ed ogni pomeriggio un gruppo di amici lo raggiungevano per calciare il pallone fino a sera. Da ragazzo, poi, c'è stata l'occasione per lui di intraprendere la carriera agonistica, ma la decisione di continuare a studiare lo ha portato a scegliere altrimenti. Il gioco del calcio resta una passione profonda e forse anche per questo motivo è rimasta in una dimensione amatoriale, la migliore per goderne in libertà.

mercoledì 19 ottobre 2011

la Shinai - il re di spade -

Dopo aver accettato la scultura L. mi mostra una Shinai che si utilizza nel Kendo, o meglio la sua prima Shinai! Un oggetto carico di storia che L. sa raccontare con tutta quella energia che si deve concentrare nel Kikentai, ovvero il colpo che unisce KI spirito KEN spada TAI corpo. Lui ha intrapreso questa disciplina da poco più di un anno, ma ne ha già interiorizzato la filosofia che la sostiene, tenendo in mano la sua "spada" è facile percepire l'anima che l'ha accompagnata fino ad ora.. tutto il resto è superfluo.

lunedì 3 ottobre 2011

la scultura

meno di una settimana sono rimasti con me gli orecchini d'ametista, ma il tempo è bastato per farli viaggiare in Austria, in bella vista sul rimorchio della bicicletta, è stata una gioia vederli splendere al sole.. al rientro già mi attendeva il messaggio di R. che diceva: ho visto i favolosi orecchini di ametista... sono già stati barattati?..Ho già pensato anche all'oggetto che darei in cambio. Detto, fatto, in un paio di giorni sono suoi! Appoggia sul tavolo tre oggetti tra i quali scegliere quello da scambiare e dopo un momento d'indecisione tra un puffo ed una piccola scultura che aveva realizzato nel 1997, opta per quest'ultima. L'aveva modellata quando frequentava il Liceo Artistico ed è uno dei pochi oggetti che ha portato con sé quando si è trasferita ad abitare col suo compagno. Dice che mentre cercava l'oggetto del baratto si è resa conto di quanto poco è legata alle cose e che molto spesso le elimina, mentre questa piccola scultura di creta e rame è rimasta con lei per tutti questi anni, come a testimoniare una parte della sua esistenza.

domenica 25 settembre 2011

gli orecchini di ametista

Ha viaggiato a lungo insieme a me il bastone della pioggia, prima in Liguria, poi in Emilia e in Umbria, ma infine lo scambio è avvenuto a pochi chilometri da casa in uno splendido parco in un soleggiato pomeriggio di settembre. Quando le ho sottoposto l'oggetto D. mi ha scritto: "... la tua proposta capita con un tempismo perfetto a benedire un mio nuovo progetto di lavoro terapeutico con il suono, dove i suoni saranno soft, e il bastone della pioggia sarà perfetto..." Così è deciso, è suo! Mi mostra in cambio una custodia dentro la quale si trova una scatoletta che a sua volta contiene un paio di meravigliosi orecchini d'argento coronati da una cascata di piccole ametiste. Questa pietra, racconta, è in grado di curare la parte del corpo con quale entra in contatto, questo il motivo per cui ha pensato di scambiarla con il bastone della pioggia, entrambi hanno nella loro natura una funzione terapeutica...

venerdì 29 luglio 2011

il bastone della pioggia


Quando raggiungo Piazza Manzù, C. mi sta aspettando.
Le mostro la gonna ed immediatamente diventa sua, in un secondo la indossa e mi mostrarmi tre oggetti tra i quali poter scegliere.
Sono:
1 un libro - Il paradiso - che aveva trovato a Pavia in un giorno di pioggia, tra le pagine si scorgono gli appunti scritti da differenti persone.
2 il suo walkman storico completo di cuffie, altro oggetto significativo.
3 un piccolo bastone della pioggia ricavato da un cactus. L'aveva ricevuto in dono, probabilmente nel 2006, dal suo fidanzato dell'epoca di ritorno da un viaggio in Cile.
Pensandoci, dice, è proprio questo l'oggetto che vorrebbe consegnarmi, perché se da un lato vi è affezionata profondamente, dall'altro vorrebbe lasciarlo andare.
Il tempo che scorre permette alla memoria di assumere nuove forme e significati ed ora è giunto il momento di concedere al bastone della pioggia di passare ad altre mani.
E' fatta.
Ritorno a casa in compagnia di questo meraviglioso strumento dal suono delicato, passeggiando tra le gocce di una sottile pioggia propiziatoria.

La colona sonora di questa storia è: Nuvole Bianche di Ludovico Einaudi

mercoledì 13 luglio 2011

la gonna variopinta


Ed io che pensavo che la sciarpa sarebbe rimasta con me fino al cambio di stagione. Mi ha accompagnata in Valle d'Aosta, sul Lago di Miage ed effettivamente non mi ha dato fastidio, la sera si sfioravano gli zero gradi! Ma ieri, giorno dello scambio, a Bergamo ci saranno stati trenta gradi all'ombra. Ho incontrato I. in un parco, sperando in un alito di vento (speranza vana), lei coraggiosamente l'ha avvolta intorno al collo per la fotografia e mi ha consegnato la gonna variopinta che ora ho con me. Mi aveva scritto: "ho scelto l'oggetto...è una gonna che ho comprato a 16 anni, abbiamo passato insieme 8 gloriose estati e ci tengo tantissimo". Confesso che appena sono tornata a casa l'ho indossata e ci ho fatto un giro...

lunedì 27 giugno 2011

la sciarpa


è in un pomeriggio bollente di Giugno che V. mi consegna la sciarpa che dovrò barattare. Effettivamente - dice - non è proprio un oggetto di stagione, ma è il primo manufatto di questo tipo realizzato da sola. Successivamente ne ha creati altri, tutti di diverso colore, ma questo è il primo ed il solo lavorato con due fili diversi, è quello a cui è più affezionata, per questo ha deciso di scambiarlo..