martedì 17 maggio 2011

il gallo


Prima di incontrarci per il baratto al "laghetto dei cigni" G. mi aveva scritto questa storia:
...Narra la leggenda che un pellegrino portoghese, forse un mercante, diretto a Santiago di Compostela, giunto nella cittadina di Barcelos, al confine con la Galizia, per trascorrere la notte in una locanda, sia stato ingiustamente accusato dall’oste di un crimine che non aveva commesso. Cronache differenti parlano di furto, altre di omicidio. Comunque sia, tutte riferiscono della condanna alla pena capitale dello sventurato. Senza alibi e con tutte le circostanze contro, a nulla valsero le sue vibranti proteste d'innocenza.
Dopo aver implorato l'aiuto di San Giacomo ed essersi affidato alla Divina Provvidenza l'uomo chiese come ultimo desiderio di essere condotto alla presenza del giudice; davanti al magistrato assiso ad una tavola riccamente imbandita, con un grosso gallo arrosto al centro della mensa, il condannato proclamò nuovamente la sua innocenza e, rivolto al Cielo, affermò che a sostegno delle sue affermazioni il gallo si sarebbe sollevato ed avrebbe cominciato a cantare...

Tanti i motivi per cui G. ha deciso di consegnarmi proprio questo oggetto: perché è un simbolo maschile e fa da figura complementare alla dea Tanit, perché porta dentro la sua storia un senso di giustizia, fede, viaggio e forse anche perché l'ha accompagnata in uno dei periodi più felici della sua vita.