martedì 9 gennaio 2018

Kauai e la guida delle Hawaii


Eravamo in viaggio, i due portacaramelle ed io. La nostra meta Terzo d’Aquileia, dove D. ci attendeva nel suo studio insieme ad un gruppo di bambini per i quali aveva preparato un incontro a sorpresa. Lo stupore iniziale si è velocemente trasformato in uno scambio vivace. Ho estratto i fragili oggetti dalla scatola che li proteggeva e ne ho raccontato le storia. Mentre narravo osservavo gli occhi di D. brillare, come se i contenitotori di ceramica entrassero in risonanza con il suo sguardo. È bastato poco per capire che non sarebbero tornati a casa insieme a me.
Ho atteso il suo oggetto fino al 31 di dicembre, quando ci siamo riviste, questa volta a Bergamo.
Teneva tra le mani la guida delle Hawaii, un oggetto simbolico che rappresenta il momento in cui nella vita di D. c’è stata una svolta significativa.
Era il 2009. Era partita per un viaggio di due mesi a Kauai l’isola più antica delle Hawaii. Lì una coppia di amici l’avrebbe ospitata.
Le prime due settimane non erano state così interessanti ed aveva provato un senso di noia, ma poi qualcosa è cambiato. Il suo atteggiamento nei confronti di questo luogo è mutato, forse perché l’ascolto dei ”segnali” che punteggiano il quotidiano si andava raffinando. Ha iniziato a partecipare alla semplice vita che si svolgeva sull’isola. Non quella dei turisti, ma di chi abitava quel luogo. Ha incontrato quella antica pratica di riconciliazione che gli awaiani hanno battezzato con il nome di Ho’Oponopono.
E da quel momento le cose hanno iniziato ad assumere un nuovo senso. Al suo ritorno in Italia l’atteggiamento appreso è diventato motivo costante di attenzione nel cogliere le sottili connessioni che conducono dentro l’esperienza. Da allora ad oggi molte cose sono accadute e nel consegnare la guida D. augura a chi la riceve di aprirsi a quell’ascolto che le ha trasformato la vita.

La colonna sonora di questa storia è: White sandy beach di IZ

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